La citazione di Herbert di ieri mi ha portato nel solito trip Wikipediano, e tra i punti di arrivo della mia imprevedibile quanto cazzeggiante quest c’è stata la pagina dedicata a Henry Roth. Nato in Galizia e quindi mio “compatriota” Austro-ungarico, ha scritto un romanzo intitolato Chiamalo Sonno, pubblicandolo nel 1934. Il libro non fu recepito molto bene, e la cosa scagliò Roth nella mania depressiva e in quello che viene considerato il più lungo ed imponente blocco dello scrittore della storia: ben sessant’anni di vuoto letterario. Come testamento all’incredibile bisogno di approvazione da parte degli altri che tutti proviamo, Henry Roth riprese la sua carriera di scrittore a 73 anni, dopo che Chiamalo Sonno fu riscoperto e acclamato come un capolavoro dimenticato dell’era della Grande Depressione.
Per la cronaca, dalle recensioni di Chiamalo Sonno si evince facilmente che si tratta di uno di quei classici libri capaci di causare violenti attacchi di spararsi nelle palle, un genere letterario per lo più dominato da scrittori ebrei ed irlandesi.
Per la cronaca, dalle recensioni di Chiamalo Sonno si evince facilmente che si tratta di uno di quei classici libri capaci di causare violenti attacchi di spararsi nelle palle, un genere letterario per lo più dominato da scrittori ebrei ed irlandesi.
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