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Visualizzazione dei post da dicembre, 2018

"Grey Sister" di Mark Lawrence, recensione italiana/English review

Io di solito aspetto mesi, anni, prima di leggere il secondo capitolo di una saga. Grey Sister di Mark Lawrence è un’eccezione. Come tutti i Secondi Libri, soffre della caratteristica sindrome a essi collegata, ma detto questo è un Secondo Libro perfettamente organizzato. Ci troviamo a godere di un’ampio arco di sviluppo dei personaggi, un sentiero su cui la narrazione non rinuncia a muoversi a passo di carica, seguendo un ritmo ben orchestrato. Il mondo di Grey Sister è perfetto per le mie corde. Si tratta di high fantasy, ma è quel genere di atmosfera davvero “80s British” che riesce a vendermi i combattimenti spettacolari, le esplosioni e la magia super potente. Un mood del genere nella mia testa evoca Warhammer e Lone Wolf per come venivano scritti una volta, in cui grandi poteri si andavano a intrecciare con oscurità, orrore e strage. Lo svolgimento della storia resta fermamente vincolato al classico archetipo della “scuola di magia" (come il caro vecchio Harry Potter )

"The Obelisk Gate" (The Broken Earth #2) di N.K. Jemisin, recensione italiana

No, ecco, se dovessi iniziare ogni singolo parere su un “secondo libro” citando Caparezza e la sua canzone “Il secondo secondo me” , la storia diventerebbe ripetitiva molto in fretta. Nel fantasy ci sono così tanti seguiti che certe volte mi chiedo se ci siano più seguiti che primi libri. C’è comunque una certa gravità e pressione nei secondi libri, un fenomeno narrativo ben noto. Se i primi libri di una serie sono scritti con un atteggiamento che sembra strillare “me ne frego” più di un gerarca sovrappeso durante il ventennio, i secondi libri sono generalmente molto deliberati. Una deliberatezza che spesso non fa bene alla narrativa: abbiamo casi in cui il panorama visto dal lettore viene espanso vertiginosamente, altri in cui l’esposizione la fa da padrona, altri ancora in cui i POV vengono moltiplicati e affidati a personaggi indesiderabili, o le storie vengono complicate, e vengono iniziate plotline principali e secondarie a iosa. Sono tutte cose che sulla carta

"Skyfarer" di Joseph Brassey, recensione italiana/English review

Parliamo di Skyfarer , uno snello romanzo scritto da un autore americano chiamato Joseph Brassey. Non è un blockbuster, non è assolutamente adattato in italiano, ed è un’opera in completa controtendenza a quello che mi piace di solito, che leggo di solito, che amo fare di solito col mio tempo… Ma il motivo per queste tre caratteristiche inusuali appena nominate è che non ci sono molti libri come questo. E credo ne vorrei altri a fargli compagnia sul mio scaffale. Per le giornate buie. Perché Skyfarer è un high fantasy super positivo che spezza molti stereotipi e si focalizza tanto sull’azione e sulla magia e sui superpoteri, poco su qualsiasi altra cosa. Non è piatto né buttato su, badate bene. Se può descrivere qualcosa, usa solo, SOLO tinte forti, piene di evidente gioia di scrivere. Per darvi un’idea di com’è uso la forza bruta degli esempi pratici: prendete Firefly , ma levate un po’ del suo cinismo. Prendete Star Wars , ma sottraete la pretesa che non sia fa

"The Wolf of Oren-Yaro" di K.S. Villoso, recensione italiana/English review

Questo libro è stato certamente uno dei migliori di questi ultimi mesi. Ha tutte le cose che ultimamente mi piacciono in un fantasy: uno stuolo di personaggi interessanti e difficili, una protagonista complicata con una voce tutta sua, una donna che non ha assolutamente alcun interesse a farsi piacere da te, il lettore, e uno stile di scrittura estremamente versatile, che passa da introspezione ad azione senza azzopparsi mai. Dopo aver letto Josiah Bancroft ( Senlin Ascends ), ormai classifico questo “stile” con il tag # indynevrotico , una prosa su cui immagino un povero disperato che sta lì a limare e lucidare, sopravvivendo a vaste crisi di fiducia. Il tipo di prosa, insomma, che mi ricorda quel documentario giapponese che vidi anni fa sui giovani affilatori di spade e il loro mondo di terrificante angoscia professionale e fame. The Wolf of Oren-Yaro è il punto d’inizio di un memoriale scritto dalla regina di un paese fantastico. Detto così suona freddo, ma vi

"Dragonflight" di Anne McCaffrey, recensione italiana/English review

Come spesso faccio, per prima cosa metto le cose in chiaro: il termine “recensione” non mi piace. Posso dare il mio parere su un libro, e questo è uno dei casi in cui farò esattamente questo: mi trovo a voler giudicare Dragonflight , il primo romanzo completo del ciclo di Pern di Anne McCaffrey . Il mio è un parere del tutto ambivalente. Mi rendo conto che questo libro è, e resta, una leggenda. È una condizione meritata. Pern è un luogo affascinante, i suoi draghi telepatici sono GENIALI, una di quelle idee che qualsiasi scrittore ucciderebbe per saper sviluppare in maniera tanto creativa, e in generale tutto quello che riguarda lo sfondo è eccitante ed eccezionale. Sono cosciente del fatto che c’è tanto che la McCaffrey ha scritto su questo luogo dell’immaginazione. Dragonflight è stato scritto quando l’autrice aveva quarant’anni, non certo un’età infantile, eppure ci sono certi momenti in cui vorrei prenderla e scuoterla. Perdonatemi questo scherzo: non lo far

"The Green Rider" di Kristen Britain, recensione italiana/English review

E ho spacciato anche Green Rider , di Kristen Britain. Io ho una certa passione per i romanzi di formazione, per gli YA e quant’altro, e sebbene questo sia un libro decente per un ragazzo di qualsiasi età compresi i quasi -anta del sottoscritto, è francamente ricco di difetti e sarebbe potuto essere mooolto meglio di quanto è. Quindi lascerò perdere i pregi, ma parlerò proprio dei problemi, pur ammettendo che non è roba da gettare nella spazzatura. La trama è lineare, ed ha delle buone premesse, e fa delle promesse che poi mantiene, e per me quest’ultima cosa è importantissima. So che l’autore non mi sta pigliando per il culo, per lo meno. Qui inizia la lunga litania delle mie lagnanze. I conflitti e le scene d’azione sembrano avere la tendenza a sistemarsi per conto proprio, e la nostra protagonista Karigan non sembra mai avere davvero qualcosa da dire in proposito. Non posso definirla una Mary Sue, pur essendo lei una prescelta quando per assurdo la cosa non serviva a

"The Whitefire Crossing" di Courtney Schafer, recensione italiana/English review

Questo libro è piuttosto popolare su Reddit, sebbene non sia esattamente un best seller. Il mio parere è che valga decisamente la pena, e meriti le quattro stelline su cinque che gli ho assegnato su Goodreads. Sebbene l'ambientazione sia decisamente high magic, il protagonista è privo di qualsiasi potere straordinario, cosa che rende lo svolgimento davvero interessante. I problemi sono per lui difficili da risolvere. Ha un po' di aiuto: in que sta ambientazione dei talismani caricati da qualche mago e venduti regolarmente o clandestinamente conferiscono "utility", capacità di guarigione e offensive a tutti quelli che se lo possono permettere. In poche parole alla nostra tecnologia in piccola parte si sostituisce la magia, e la cosa non mi offende se è ben spiegato logicamente e se non distrugge la trama in un mega deus ex machina, cosa che non capita davvero. Il setting, per ciò che serve al libro, è ben escogitato e fa venir voglia di scoprire di più.

The Sultan's Wife by Jane Johnson, recensione italiana/English review

 Questo è l'ultimo libro che ho letto l'anno scorso, ed è stata un'ottima scelta. È un libro sulla schiavitù, l'avventura, gli intrighi e una serie di dettagli disturbanti sulla castrazione umana. Una sua caratteristica fondamentale, forse la più spettacolare, è che è scritto in modo magistrale in prima persona al presente, una sorta di stream of consciousness che resta costantemente "sul pezzo". Il protagonista, Nous-Nous, è un uomo di cultura, un eunuco, uno schiavo, un segretario - e il suo capo è il più grande sultano del Marocco, un pazzo psicotico di nome Ismail. Il Marocco è stato un grande regno, e a quei tempi era organizzato in parte ispirandosi alle pratiche ottomane (che a loro volta agivano come continuazione di precedenti bizantini, cosa che non tutti vogliono ammettere)... Purtroppo ignorandone alcuni dei ritrovati più geniali. Ismail non sembra essere infatti stato messo al corrente di come lo scopo di un regno sia la sua continuazione, non