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Visualizzazione dei post da agosto, 2018

"Sabriel", di Garth Nix

Scrissi due anni fa una mini-recensione di Sabriel . Siccome essa più non mi soddisfava, ne scrissi un'altra. F.L. Se potessimo guardare una cartina che mappa gli stereotipi nel fantasy, probabilmente scopriremmo che in media la protagonista fantasy è Perfetta, ma deve scoprire se stessa. Il protagonista fantasy, invece, è una pippa, ma con la disciplina e l’allenamento può arrivare dove vuole. È uno schema dal quale è difficile fuggire, ma se non altro non ci sono problemi a sfumare questi yin e yang, e in letteratura invertire e tradire le aspettative è la norma. Resta il fatto che le aspettative sono molto ben radicate . In Sabriel , Garth Nix non va davvero contro di esse. Ha trovato il proprio spazio artistico per violarle altrove, ma la nostra protagonista è Perfetta, e deve ancora trovare se stessa. Ma Sabriel sa di essere speciale, è competente, e abbraccia il proprio destino senza esitazione. E credetemi, la “competenza” in quello che si fa è una caratteristica ESSE

"Illuminae" di Amie Kaufman e Jay Kristoff (recensione italiana/English review)

Questo è un gran bel libro. Suppongo che Illuminae sia uno di quegli archetipi che potremmo usare per definire un genere, in questo caso lo YA - forse piglierei questo, Sabriel e Six of Crows se dovessi consigliare a un teenager cosa leggere per salvarsi dalle letture consigliate dalla scuola :D Illuminae ha qualche trincea in cui rimpiattarsi per rimanere fedele a alla sua etichetta, tipo la Giovane Storia d’Amore, e di tanto in tanto cambia marcia e passa da “kvesta è fine ti MONDOH” a “normali problemi di ragazzini traumatizzati dalla vita”, ma non lo sto citando come un difetto, bensì come un pregio. Lo rende un libro migliore di come sarebbe stato altrimenti. L’immediatezza dei protagonisti consente di vedere meglio la situazione. Anche per questo avevamo protagonisti adolescenti prima dello YA, sono davvero utili. Kady e Ezra decidono di mollarsi il giorno prima che una megacorp nemica invada il loro piccolo pianeta ghiacciato, e fuggono assieme ad altre migliaia di rifugia

"Dragon Road" di Joseph Brassey (recensione italiana/English review)

   Ed eccomi di ritorno nelle “Terre Vagabonde” di Joseph Brassey, giovane autore americano che mi ha regalato dei momenti di lettura estremamente piacevoli. Dragon Road è il suo secondo libro dedicato a un particolare universo composto di cieli infiniti e isole che vi galleggiano, di navi volanti e di "portal mages" che consentono di viaggiare lontano. Il primo libro della serie, Skyfarer, mi aveva piacevolmente sorpreso perché... wait for it... non è che nei miei gusti esistano tanti high fantasy che non siano una cagata mostruosa super auto-referenziale con protagonisti che sembrano colare il desiderio dell’autore di inserirsi nel proprio universo fantastico. Considerato che ci è caduto anche Erikson di Malazan (che comunque ha saputo costruirci attorno molto di più e molto meglio di tanti altri), figurati il tuo autore medio ventenne amante dei gdr e del power metal. Non che abbia nulla contro la categoria, sono stato anche io così, solo non li vedo spesso in condizione d

"Shadow of the Torturer" o "L'ombra del Torturatore" di Gene Wolfe

Dio santo. Come si fa a descrivere "Il Libro del Nuovo Sole" di Gene Wolfe? Messo su un piedistallo, vituperato, frainteso… Non credo di essere completamente certo che il mio parere vi significherà molto. I riferimenti meta-testuali, la difficoltà di giudicare l’opera senza averla letta tutta (non sono in grado di mantenere viva la mia testa se dovessi leggere tutti i volumi del Nuovo Sole assieme), la struttura non-lineare, rendono questo libro una sberla sulle paffute guanciotte della mia attenzione. C’ho ancora il segno della cinquina, c’ho, per essermi distratto a un certo punto e aver dovuto ritracciare il mio percorso. La prosa è eccezionale, a volte un po’ imbalsamata, mai davvero troppo ornata e soprattutto completamente deliberata, ma mai goffa. Se vi ho dato l’impressione che fosse scritto come uno scioglilingua o un indovinello, allora mi avete frainteso. Molto spesso Wolfe è davvero terra-terra, sia in trame apparenti che dialoghi e scelta di vocaboli. È più c

"The Fifth Season" di N.K. Jemisin, (recensione italiana/English review)

   Questo giudizio è problematico. Ho dovuto pensare a lungo sul voto di 5* che ho piazzato su GR per questo libro, oltre che su una maniera di spiegare le mie impressioni senza spoilerare. È una storia che va letta per essere apprezzata, visto che inizia in media res. È un libro difficile, è un libro duro, è un’arma emotiva non convenzionale. Non è allegro, usiamo un eufemismo. Inizia con la crudeltà, finisce con la crudeltà+ . Ma questo non è Quentin Tarantino, non è gore, non è grimdark. È il tipo di storia da campo di concentramento, da pogrom, da purga stalinista, da Pol Pot, da nazisti in zone occupate, da eccessi del colonialismo più delirante. Ti coinvolge come la bruttura del genocidio armeno, della Peste Nera. Suppura delle ferite del razzismo stratificato e sclerotizzato e ampiamente dato per scontato da un’intera cultura secolare in declino. Ti parla con sincerità di una civiltà come la nostra, che non è più salvabile, pur essendo piena di brave persone, di o