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"Silver on the Road" di Laura Anne Gilman (recensione italiana/English review)



Allora, mettiamo subito le mani avanti. Io adoro gli slice-of-life, che sebbene siano frequenti negli anime giapponesi (per esempio quelli scolastici, ma non solo), nel fantasy occidentale non lo sono per nulla. Silver on the Road ha una forte componente SoL. Leggi un sacco di cavalli, di come si spazzolano, di cosa si mangia per strada a metà ottocento in una polverosa trail americana... Tutte robe accurate e piuttosto interessanti, detto da uno che ne sa almeno un po'. O da uno che in queste settimane sta giocando a Red Dead Redemption 2.

Ha anche altre cose che mi piacciono, come ad esempio la caratteristica di avere una protagonista adolescente senza essere uno YA (anche se non ho problemi con gli YA), non avere storie d'amore (anche se non ho problemi con le storie d'amore), essere campbelliano senza essere Mary Sue, non essere inutilmente trucido, ma senza evitare scene forti, non spiegarti un cazzo e non essere sibillino, avere un ritmo tranquillo senza essere una sessione di ombelico-watching.
Già, ma che libro è? Vediamo un po'...

È un libro sul Far West che non è western. Le armi sono ancora ad avancarica, il Messico non esiste e gli Stati Uniti sono solo sulla costa est. Nessuno ha trovato l'Oregon, e in mezzo al continente americano c'è il West del Diavolo. E il Diavolo è un tizio che vive in una cittadina di assi di legno nella pianura, una morchia di postaccio chiamato Flood, e se vuoi vivere nel suo Territorio, amico, devi fare un patto con lui. Lo trovi nel suo Saloon, a buttare carte. Il West del Diavolo è come il West del nostro mondo, però tutte le leggende sono vere... e i Nativi? I Nativi sono perfettamente capaci di trovarsi i loro problemi da soli, pardner, non hanno bisogno del Diavolo anche se sanno che c'è, e chi è. E se sopravvivi ai Demoni, ai maghi, agli spiriti-animale e a vivere tra praterie, deserti e montagne, scoprirai di aver pagato abbastanza per meritarti la libertà vera. Ma solo i tuoi figli, quelli nati nel Territorio saranno parte di esso. Loro se lo sentiranno nelle ossa. E Isobel, la protagonista, ha appena compiuto sedici anni ed è nata nel territorio, è stata cresciuta dal Diavolo come tanti altri piccoletti che lavorano nel Saloon. Ora che è legalmente adulta deve scegliere cosa fare di se stessa. E la Strada, con la "S" maiuscola, la chiama. Il Diavolo ha una proposta per lei... e credetemi se vi dico che non è la solita questione di essere il Prescelto sedicenne che vive la sua grande avventura.

Laura Anne Gilman ha scritto un buon libro. Non è sempre proprio all'altezza dell'incredibile, fantastica, geniale buona idea (o come lo chiama qualcun altro: high concept) che è il suo setting, ma ci arriva molto vicino e credo che possa solo migliorare nei prossimi libri.

Autore Copertina: John Jude Palencar

English Review
This is a really nice book. It's a bit slow paced, and it's classic in its Campbellian roots. At the same time, it's got a 16-yo as MC and the book is not even remotely YA nor she a Mary Sue. It's got no romance nor sex which in this tale are certainly not needed and it's not gory but shirks not from strong scenes.

It's about the west, but it's not Earth's West. This is The Devil's West. The Territory. It's the part of North America that begins on the plains and ends up agains the Spaniards in the South and the mountains of Colorado on the East. There is still no Oregon (but there's a lot of dysentery), weapons are still muzzle-loaded and the United States are as of yet a recovering rebel colony. The Devil? Well, we also call him "Boss". He is this timeless guy living in a shingle-shack town in the plains, holed into his saloon, dealing cards and bartering for and against the life of every single soul living in his Territory. Our MC Isobel is just this kid grown serving whisky to card sharps and ironing the Devil's shirts (fancy writing THAT in a resumee). But her life changes when she gets to make her own barter with the Boss, and is sent exploring and finding her feet as the Left Hand of the Devil, the Boss' representative in the Territories. And being the Left Hand... Look, it's not like you get to be the Chosen One, it's like being dealt the single worst hand in the history of the West, and trying to keep your face straight while you are gambling for your life and sanity.

It's pure genius as a starting point, it is one hell of a high concept. The resolution is not as smooth and elegant as this incredible backdrop would merit, but it's very high quality. Isobel is not the only one finding her feet in the Territory. The author herself, while being far from a literary greenhorn and really good with a keyboard, is also at times a bit struggling with her own tale, wrestling even. This is a good launchpad, a VERY GOOD beginning, but I'm pretty certain that Isobel's adventures are really coming into their own *after* this one book.

It's interesting that I'm reviewing this after The Sorcerer's Legacy by Janny Wurts, which is the most neckbreaking, breathless book ever. This one is quite tranquil, and has a lot of background building. You get to know a lot about traveling in the Wild West and the horror and wonders of the magical, sinister Devil's West. Western Fantasy is a thing, it always has been, really. Do yourself a favour and saddle your horse to explore it. Bring a silver-inlaid knife, a cap-and-ball revolver, salt and a silver coin too. You'll need all of this, trust me.


Originally published on Goodreads 

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