Nell'antica Roma, solo i cittadini potevano portare la toga. Quando un individuo desiderava concorrere per una carica pubblica, sbiancava la sua toga con il gesso come gesto di ostentazione di purezza. Il poeta Aulo Persio Flacco, satirista del primo secolo D.C. parlò di questo uso con il suo sprezzante stile stoico, criticando l'ipocrisia della cretata ambititio, ambizione ricoperta di gesso, dei suoi concittadini. Il che, a pensarci bene, ricorda un po' i sepolcri imbiancati di biblica memoria.
Questo uso, questo tentativo rituale, illusorio e quasi magico di dimostrare la purezza delle intenzioni tramite la cromoterapia degli elettori non è poi completamente scomparso dal nostro mondo. Siccome una toga trattata con il gesso era conosciuta come una "toga candida", è chiarissima l'etimologia che ha portato direttamente al nostro termine candidato, presente in molte altre lingue che hanno attinto al latino.
Ne consegue, ahimè, che non si può parlare di elezioni senza dare fatalmente dell'ipocrita a chi si dovrebbe votare.
Questo uso, questo tentativo rituale, illusorio e quasi magico di dimostrare la purezza delle intenzioni tramite la cromoterapia degli elettori non è poi completamente scomparso dal nostro mondo. Siccome una toga trattata con il gesso era conosciuta come una "toga candida", è chiarissima l'etimologia che ha portato direttamente al nostro termine candidato, presente in molte altre lingue che hanno attinto al latino.
Ne consegue, ahimè, che non si può parlare di elezioni senza dare fatalmente dell'ipocrita a chi si dovrebbe votare.
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