
Dio santo. Come si fa a descrivere "Il Libro del Nuovo Sole" di Gene Wolfe? Messo su un piedistallo, vituperato, frainteso… Non credo di essere completamente certo che il mio parere vi significherà molto. I riferimenti meta-testuali, la difficoltà di giudicare l’opera senza averla letta tutta (non sono in grado di mantenere viva la mia testa se dovessi leggere tutti i volumi del Nuovo Sole assieme), la struttura non-lineare, rendono questo libro una sberla sulle paffute guanciotte della mia attenzione. C’ho ancora il segno della cinquina, c’ho, per essermi distratto a un certo punto e aver dovuto ritracciare il mio percorso.
La prosa è eccezionale, a volte un po’ imbalsamata, mai davvero troppo ornata e soprattutto completamente deliberata, ma mai goffa. Se vi ho dato l’impressione che fosse scritto come uno scioglilingua o un indovinello, allora mi avete frainteso. Molto spesso Wolfe è davvero terra-terra, sia in trame apparenti che dialoghi e scelta di vocaboli. È più che altro DENSO, a livello di messaggi impliciti e riferimenti e richiami al testo successivo. L’ambientazione di questa serie è scolpita con estrema cura, e descritta anche a livello di scelte linguistiche come un manoscritto ritrovato (non troppo differente da come Tolkien spiegava i propri “adattamenti” dalle sue lingue mentali verso l’inglese). La cura dei personaggi è… interessante. È in prima persona, nel formato del semi-diario, al punto da ricordare molto come stile le Memorie di Adriano della Yourcenar, quindi l’unico personaggio di cui abbiamo una certezza è il protagonista.
La narrazione segue le memorie semi-perfette di Severian, il torturatore, destinato a diventare il tirannico Autarca. Severian non è un tipetto normale, ma le sue capacità eidetiche ci consentono di giustificare il dettaglio in cui si inoltra nella narrazione degli eventi della sua vita, anche se, udite udite, come tutti i narratori in prima persona dopo Lolita, non è affidabile. La sua storia narra, elemento dopo elemento, quella di un mondo molto successivo al nostro, in cui alta tecnologia in decadimento e stili di vita differenti marciscono educatamente producendo abietta miseria, tra popolazione in declino e carenza di spinta rivoluzionaria. La politica d’una società bizantina e crudele intrappola Severian nelle sue spire: come Torturatore deve essere il muto esecutore kafkiano della volontà di un potere autoritario, burocratico e senza volto che sfoga i propri istinti sui ricchi e sui poveri, e la cosa non lo preoccupa. Fino a quando… non inizia a farlo. Sempre a disagio con l’umanità, Severian prende decisioni e altera la propria vita per sempre attraverso ciascuna di esse. Come il sentiero lo porterà a essere il leader del mondo conosciuto è un mistero, ma siamo con lui pagina dopo pagina a cercare di decrittare la sua realtà talvolta onirica, il senso del suo dolore e la sua ansia, e il suo tentativo di glorificare con un alone mitologico le sue scelte del tutto umane, la sua meschinità e quella dei suoi antagonisti. La crudeltà spiccia di Severian sembra urtare più il lettore che Severian stesso, ma lui è perfettamente incasellato nel proprio ruolo del Torturatore, vero Caronte di buoni e cattivi che si trova a non-giudicare.
Una parte di me è un po’ disgustata da "L’Ombra del Torturatore", chiaro. Sono un modernaccio, rude e un po' scalcagnato nel mio amore per l'ironia e il parla-come-magni. Non credo che questo sia un libro che possa essere adatto al gusto del 21° secolo. A mio avviso, queste meta-storie estremamente stratificate e intrecciate in archetipi jungiani, mitologie e riferimenti letterari erano quello che faceva bagnare le mutandine alle platee del fantastico che cercava il proprio riscatto e il rispetto del mondo - Wolfe, Le Guin, Vance, Simmons e altri membri di una sorellanza non particolarmente consapevole di se stessa venivano trattati come dei Buddha, e ai loro altari venivano bruciati premi Hugo e Nebula. A loro difesa posso anche dire che non erano dei presupponenti. Scrivevano quello che avevano in testa, stop. E quello che usciva da quei crani ci è rimasto, e ce l’abbiamo, e oggi non esiste davvero una produzione similare; e a mio parere non è un momento della SFF+ destinato a tornare a breve.
L'artwork è la raccolta delle copertine cinesi del Libro del Nuovo sole, illustrate da Jian Guo
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