
Ma veniamo a Brassey. Gli piacciono gli anime. Gli piacciono le spade. Gli piacciono gli RPG. Ma sa a che punto deve dispiegare le vele narrative, e dove deve ammainarle, e sa come essere sincero emotivamente. Di solito sono la sensibilità umana unita e mediata dalle regole dell’arte della scrittura a restituire i migliori risultati narrativi per un autore a inizio carriera, e Brassey ha decisamente l’aria di uno che ha fatto i compiti. Non è un virtuoso, non è mai possibile coglierlo a strafare, ma lo si vede spesso a divertirsi e a frignare per le emozioni che mette giù nelle pagine. Beh, lo riesco a vedere con gli occhi della mente, se non altro!
Dragon Road è un libro più complesso e sottile del precedente. Resta la natura "corale" in cui ci sono sì dei protagonisti ma i personaggi secondari sono importantissimi, ma Brassey stavolta abbandona l’elemento di esplorazione e viaggio del primo, cosa che lo rendeva molto simile a Firefly, e lo sostituisce con un setting piuttosto profondo e ben studiato. I nostri MC Aimee e Elias sbarcano con il resto della propria crew e la propria nave volante su un gigantesco vascello-città, la Iseult, che è imprigionata nelle spire di una lotta politica senza esclusione di colpi tra gli esponenti della sua casta di leader/ufficiali, che sembrano andare d’accordo soltanto su una cosa: opprimere l’equipaggio/proletario. Sullo sfondo, una misteriosa minaccia soprannaturale getta la propria ombra, e i pretendenti al trono di Capitano potrebbero essere disposti a distruggere la nave pur di non rinunciare al potere. I nostri protagonisti sono degli stranieri, ma si ritrovano nella condizione di fare la differenza, cosa di cui approfitteranno perché sono eroi con delle opinioni e un senso morale molto impiccioni :D
Questa trama è ricca di intrighi, azione fisica e sociale, combattimenti, arti marziali, incantesimi esplosivi, navi volanti, mostri e spade magiche. Si tratta di un’avventura politica estremamente umana, ma rispetta le aspettative del fan della letteratura fantastica affidando spesso e volentieri il problem solving agli spadoni. Mi sono divertito a ogni pagina, e mi sono commosso per la maniera sincera con cui i personaggi sono sempre disposti a mettersi in gioco.
Veniamo alle critiche. A modo mio, io sono una platea infida. La mia sensazione è che l’autore abbia in piccola parte tradito proprio quella sincerità di cui parlavo, motivato della paura di lasciare che i personaggi socializzassero troppo, come se temesse che le pagine devote al crew-bonding fossero pagine perdute. Non si è fatto un favore. Questo libro, ancora più del precedente, è FOTTUTAMENTE plot driven. Alcuni personaggi li ho sentiti compressi dalla storia dalla semplice attività di correre costantemente a fare attività necessarie a impedire al mondo di finire. Si passa tempo più che a sufficenza con il nuovo protagonista Elias e i nuovo personaggi/antagonisti del setting, ma ne avrei voluto passare di più con la già stabilita Aimee e il resto della crew. Questo problema è squisitamente fantasy. C’è così tanto spazio devoto a rendere interessanti i nuovi personaggi/mondi importanti per la storia che è stato necessario scegliere di sacrificare il resto. E la cosa mi ha fatto doppiamente irritare perché il “banter” c’è, e ci sono le scene di vita comune, ma una sola era importante e invece di sentirla liberatoria, mi è sembrata forzata come un piccolo dolcetto proibito trangugiato tra sani vegetali (cioè le scene necessarie alla trama precedenti e successive). E a fine libro ancora confondevo i membri della ciurma, cosa che non ritengo sia colpa mia, e che mi fa sembrare certe scene tipo la suddetta come la ricreazione di una scuola in cui mi sono appena trasferito e non conosco nessuno, ma tutti si conoscono già.
A me piacciono i libri corti, ma questo sembrava corto nei posti sbagliati. Pertanto non lo giudico perfetto, anche se mi sono commosso, emozionato, e non dimenticherò mai le scene d’azione e la violenza delle emozioni dei personaggi colti nei momenti in cui vita e morte sono decise in un attimo, tutte cose esposte e vissute con maestria invidiabile, e un fermo possesso del senso del ritmo.
L'illustrazione è la copertina del libro ed è di Ignacio Lazcano.
English review
I come back to the Drifting Lands and to Joseph Brassey. This book is certainly more complex and nuanced than the first one, Skyfarer. Still this book is about adventure, about crisis-solving and high-powered spellwork. While it eschewes the “traveling” and “exploration” and Firefly-like dynamics of Skyfarer, it offers a broader, firmer setting, far less generic than it used to be.
Our crew of skyfarers and in particular the shared protagonists Aimee and Elias are called to meddle in the politics of flying city-ship Iseult, and there they find that the political realities of this itinerant realm are intertwined with a magical evil force that could mean the end of the community. Political strife and morally bankrupt leaders are apparently hell-bent on fanning the fire and using that to maintain control, and while our crew is foreign, they are in the position to make a difference. They will, because they are REALLY opinionated heroes :D
Dragon Road is fast paced, full of spells, martial arts, magic swords, flying ships and monster-bashing. It also has intrigue, social conflict and TWO master-disciple relationships. It’s a full-on political adventure with lots of slashbucklings. I enjoyed it immensely, and thus, my vote is 4 stars.
There’s stuff I felt were a letdown, and hence no fifth *. I feel like the author didn’t have enough faith in character bonding as an interesting plot device. There’s lots, but in my opinion it feels like it is contained and constrained by the urgent and cruel reign of the plot. This book is even more plot-driven than its predecessor, and characters feel regularly pushed to the sidelines by the simple activity of running along and do stuff that must be done to avoid the constantly looming end of the world. Elias alone is really well treated, but I feel I would have liked to pass a little more time with Aimee and the crew than this. Action and bigger-than-me conflict are what this book is made of, and you get this is spades - I would have liked a bit more banter, socializing and for the whole novel to be more about the crew and less about Elias and the new characters/antagonists. This is an especially fantasy problem. There is so much space devoted to introducing the setting and the meaningfulness of its people I feel the already existing ones got the short end of the stick. At the end of the book I still end up confusing who’s who on the main crew, which is a bit of a problem. The only real “communal” life scene I was treated to (the squittens!) felt forced and compressed between heavy plot-driven scenes, like it was some guilty treat among healthy vegetables. I feel like the author enjoyed it, but I just… didn’t, precisely because it didn’t appear liberating, but just a recess in a school I just transferred to. I’m not enough of a member of the crew for it to be pleasurable, I’m afraid, and that is not my fault.
I like short books. This one felt slightly too short where it shouldn’t have. So I’m giving four stars, while I will remember forever the deep enjoyment and the emotion and the drama of the fighting and the action, the rawness of the emotion of the life-and-death situations, which were MASTERFUL.
Commenti