Scrissi due anni fa una mini-recensione di Sabriel. Siccome essa più non mi soddisfava, ne scrissi un'altra. F.L.

Se potessimo guardare una cartina che mappa gli stereotipi nel fantasy, probabilmente scopriremmo che in media la protagonista fantasy è Perfetta, ma deve scoprire se stessa. Il protagonista fantasy, invece, è una pippa, ma con la disciplina e l’allenamento può arrivare dove vuole. È uno schema dal quale è difficile fuggire, ma se non altro non ci sono problemi a sfumare questi yin e yang, e in letteratura invertire e tradire le aspettative è la norma. Resta il fatto che le aspettative sono molto ben radicate.
In Sabriel, Garth Nix non va davvero contro di esse. Ha trovato il proprio spazio artistico per violarle altrove, ma la nostra protagonista è Perfetta, e deve ancora trovare se stessa. Ma Sabriel sa di essere speciale, è competente, e abbraccia il proprio destino senza esitazione. E credetemi, la “competenza” in quello che si fa è una caratteristica ESSENZIALE in un protagonista fantasy, è uno dei ganci per acchiappare la fantasia del lettore. Certe volte è necessario sedersi un po’ e fare l’autopsia di un personaggio per capire in cosa sia effettivamente competente (al lettore non è necessario capirlo esplicitamente, è una dinamica istintiva) e come la cosa vada a influenzare la trama, ma nel caso di Sabriel non ci sono molti dubbi.
Sabriel è l’Abhorsen. E l’Abhorsen è tipo super importante, o roba del genere. Normalmente non faccio discorsi sul background, ma di Sabriel sono un super fan, secondo me assieme a Mad Max è la fiction migliore mai uscita dall’Australia. Siccome non mi potete fermare (solo non leggere), mi lascio andare un pochino:
La vivida mitologia di Garth Nix ha creato un setting in cui metà della realtà è Ancelstierre, un regno australianoide che ricorda moltissimo il suo equivalente terragno nel 1914. L’altra metà del mondo è l’Antico Regno, che se detto in inglese "Old Kingdom" suona meglio che nella nostra lingua, dove pare il soggetto di una pubblicità dell’Amaro Montenegro. È pure in pericolo e deve essere portato in salvo... Continuamente. La gente di Ancelstierre, comunque, sa del regno magico confinante, anche perché c'è proprio un confine fisico tra i due, il che un po' mi ricorda il confine con la Yugoslavia che avevamo qui a Trieste fino a qualche decade fa. Se mi chiedete se la Yugoslavia fosse un regno magico, posso sempre puntualizzare che non era di fatto un regno dal '41 in poi.
L’Antico Regno ha una cosmogonia bislacca. È a quanto pare tenuto steso sul tavolo come una vecchia mappa dal peso del “Charter”, ovverosia dagli “accordi” che tale realtà ha preso con il caos primigenio. Chi ne conosce i segreti può usarli per lanciare incantesimi, ma esistono alcuni tipi di maghi che raggiungono il caos stesso, e i peggiori e più cattivi di tutti sono i necromanti. L’Abhorsen è un necromante, ma è compreso nel Charter, e per tale ragione esiste con lo scopo precipuo di eliminare questi barbari stregoni e rimandare le anime dei morti oltre i Cancelli, anche perché i morti tornati nella realtà del Vecchio Regno hanno la tendenza a diventare pessimi.
Ancelstierre è al sicuro da queste influenze perché non funziona in base al Charter, tranne che sulla zona di confine, in cui le due realtà si mescolano e litigano un po’ - e Sabriel va a un collegio ad Ancelstierre, pur sapendo di essere l’erede del titolo di Abhorsen. È davvero un buon personaggio, una donna di diciotto anni che affronta delle responsabilità per la prima volta, e lo fa in modo davvero realistico, con tensioni e cedimenti e successi combattuti. E d'un tratto ci si rende conto che non è più un’adolescente, ma un'adulta in grado di portare a termine la propria missione. In definitiva, e qui torniamo alle mie frasi iniziali, Sabriel parte “Perfetta”, ma non ne ha idea, e durante lo svolgimento del libro scopre piuttosto di essere una pippa, e con molte fatiche riesce a recuperare il controllo della situazione e diventare qualcosa di più robusto ed efficace di "Perfetta". Esiste qualcosa di più flessibile della narrativa?
Il romanzo proviene dagli anni in cui lo YA non aveva ancora nome, e per questa ragione sebbene ricada nella categoria, non ne segue coscientemente gli stilemi. È un romanzo prezioso, uno dei migliori fantasy per ragazzi che abbia mai letto. Sabriel non è un libro complicato, non è sviluppato a livello di contenuti impliciti per esempio, ma non ci va giù leggero. La protagonista non è mai esautorata né si trova sobbarcata di autorità irrealistica, deve semplicemente prendere delle decisioni terribili, deve risolvere con i propri mezzi situazioni sociali che la mettono in crisi, e deve prendere a pugni la propria mitologia in una concatenazione di conflitti ben gestita e con un ottimo ritmo.
Questo libro è per ragazzi, e non prova ad esserlo, therefore spacca i culi.
L'immagine della nostra Sabriel è di Josh Wong, che sul libro ha creato uno SPETTACOLARE portfolio per l'università.
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