
Se non giocate di ruolo, potete tranquillamente saltare questo post. In realtà, anche se giocate dubito che vi possa interessare lo stesso!
Io non sono mai stato un lettore paziente, e quindi per capire un regolamento o assorbire un'ambientazione mi ci vuole decisamente un po' di tempo. Tribe 8 è l'esempio di qualcosa che ho digerito molto piano, col passare degli anni, pur provando sin dall'inizio un amore tremendo per le tematiche trattate e per l'atmosfera. Mostri umani che incarnano le nostre pulsioni primitive, racchiuse in corpi che lasciano spazio a tutta la mia immaginazione perversa, dee meccaniche, società tribale e barbarica, putrefazione ed abbandono post apocalittico. Un po' di fantasy, un po' di new age, un po' di misticismo "pratico'' che persino io, ateo di ferro, mi sento di abbracciare. Tribe 8 è sempre stato tutto questo, e molto altro. Perchè è finora l'unico gioco che spinge le persone ad essere persone-personaggi, non caratteristiche-personaggi, ad avere rapporti sociali, drammi amorosi più o meno tragici o più o meno ideali. Che ti fa investire nel personaggio anche troppo, talvolta.
Beh, ieri ho iniziato a giocare una piccola partita dimostrativa con persone diverse dalle solite, e la magia (la Sintesi?) non se n'era andata. Anzi, hanno tollerato di buon grado due ore quasi di spiegazioni e racconti che li permettessero di calarsi in una società complessa almeno come quella di un buon romanzo. Hanno apprezzato fin da subito, mi è parso di capire, la lotta per la sopravvivenza e per il riconoscimento, la situazione disperata, il tormento continuo in puro stile Striscia di Gaza. Sono io che sono bravo? Non so, forse lo sono. Sicuramente con Tribe 8 ho un rapporto speciale, e nonostante qualche cotta e qualche bel ricordo per altri giochi, resta il mio RPG preferito, che continuerei a giocare fino alla parola fine. Sì, perchè noi, quelli del gruppo originale (quanti anni sono? Nove?), la fine non la possiamo neanche vedere con un binocolo dei Keeper, ma posso assicurare a tutti che c'è.
Se mai dovessi raggiungerla, quella parola, penso che mi sentirei un po' più realizzato.
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