Passa ai contenuti principali

"Dragonflight" di Anne McCaffrey, recensione italiana/English review

Come spesso faccio, per prima cosa metto le cose in chiaro: il termine “recensione” non mi piace.
Posso dare il mio parere su un libro, e questo è uno dei casi in cui farò esattamente questo: mi trovo a voler giudicare Dragonflight, il primo romanzo completo del ciclo di Pern di Anne McCaffrey.

Il mio è un parere del tutto ambivalente. Mi rendo conto che questo libro è, e resta, una leggenda. È una condizione meritata. Pern è un luogo affascinante, i suoi draghi telepatici sono GENIALI, una di quelle idee che qualsiasi scrittore ucciderebbe per saper sviluppare in maniera tanto creativa, e in generale tutto quello che riguarda lo sfondo è eccitante ed eccezionale. Sono cosciente del fatto che c’è tanto che la McCaffrey ha scritto su questo luogo dell’immaginazione.

Dragonflight è stato scritto quando l’autrice aveva quarant’anni, non certo un’età infantile, eppure ci sono certi momenti in cui vorrei prenderla e scuoterla. Perdonatemi questo scherzo: non lo farei, no, neppure se adesso sono più o meno un coetaneo dell’autrice, è che lei scrive dalle profondità del 1967, e gli scuotimenti sono la maniera con cui sceglie di far risolvere le beghe di coppia tra i due protagonisti. Succede tante volte, sto scuotimento, che m’ha fatto rammentare Robert Jordan e la sua continua risoluzione dei conflitti intra-femminili tramite l’applicazione di verghe sul posteriore. Ma la McCaffrey descrive un mondo medievale, degenerato, oscuro e a mio avviso disperante: una cultura che non rispetta molto l’autonomia decisionale delle proprie donne, e questa socialità tossica viene sfruttata in maniera a mio avviso efficace. L’oppressione delle donne su Pern, peraltro, è una scelta sociale deliberata che perde il controllo, come Pern stesso perde il controllo ogni duecento anni a causa del suo silenzioso e crudele nemico, una spora fungina interplanetaria che lo stalkera attraverso le ere. Siate i benvenuti, quindi, su un mondo in cui gli uomini sono uomini e le donne devono essere agitate e non mescolate per favorire i loro processi mentali.

Il sessismo non è un problema affrontato in Dragonflight, comunque, e come detto lo ritengo un device letterario. Il VERO problema di questo libro è che Anne McCaffrey scrive come una zattera di tronchi naviga, e vi garantisco che nel mio caso ha fallito nel far arrivare sani e salvi dall’altra parte del fiume una gran parte dei propri personaggi. Da un POV in terza persona solo occasionalmente onniscente saltiamo di testa in testa a casaccio, e già questo per me è una metodologia di scrittura che sta bene al posto dell’allosauro: fossile, in un museo. Con queste ruote quadre ci troviamo a rotolare a perdicollo lungo i cicli (cioè, gli anni) di Pern a una velocità imprevedibile e zigzagante, perché la McCaffrey vuole disperatamente dirci TUTTO sui suoi draghi, sui suoi cazzo di funghi, sul suo sistema solare, e non si fa alcuna remora di schiantare la narrazione oltre la barriera del tell, don’t show. Ci dice davvero poco delle persone umane, e quello che ci dice è: "Vi presento il Comitato per la Salvezza di Pern. È composto da due individui e da una manciata di comprimari a malapena tratteggiati. Ecco l'esemplare n°1, la protagonista, sebbene sia femmina è intelligente. L'esemplare n°2 è il protagonista, è un grande leader."

Per quanto i “Thread” o “Filamenti” in italiano (se ricordo giusto) siano xenobiologicamente affascinanti, non sono un antagonista, ma una situazione. I veri antagonisti sono gli umani che si oppongono al nobile scopo di mantenere Pern in una condizione di emergenza perenne per prevenire la totale estinzione di ogni forma di vita sul pianeta. Purtroppo, per essere dei meccanismi così fondamentali per il conflitto che genera la trama i nostri villain sono alternativamente bidimensionali, o semplicemente delle frasi buttate lì. Vale per tutti i personaggi, ahimè, persino per i protagonisti e per molti altri elementi sacrificati a un ritmo forsennato in cui il Plot domina tutto e muove in giro il resto. Il problema più grosso è quello di perdersi continuamente nei salti di scena, o nello svolgimento delle scene stesse. Anne McCaffrey non inserisce con efficacia nessun livello di introspezione, né di ambiguità, né alcun significato sottinteso. O ti becchi quello che è presente sulla pagina, e non un bit in più, o l’alternativa è una voragine che ingoia, a tratti, il senso di intere conversazioni e situazioni a causa di quella che pare l'ansia di risolverle.

È una fottuta meraviglia - vera fantascienza - che questo libro brilli così tanto di luce propria, ma non è un caso che sia stato orgasmico per quei fan della fantascienza vecchio stile, quella che detestava tanto il fantastico quanto il character-driven. Ma i miracoli esistono, e Dragonflight è un capolavoro quando avrebbe dovuto essere morchia, e resta più che buono anche oggi. Non me ne frega niente che la McCaffrey fosse già adulta quando l’ha scritto, Dragonflight per me è stato in fase di lettura come un amico molto più giovane, un tipetto petulante e fastidioso, insicuro ma desideroso di dimostrare buona volontà. E ho sempre avuto molta pazienza coi giovani, e mi ricordo (dal fatto che ho letto questo ciclo quando ero io il ragazzino) che cresce e diventa un adulto che puoi frequentare senza che ti imbarazzi. Cioè, le questioni sul sesso telepatico/fisico drago-(uomo/donna)-(donna/uomo)-drago sono un po' inquietanti per qualcuno, ma io non ho problemi.

Gli darei 5 stelle, ma sono costretto a dargli 3, e a scuotergli le spalle.

English review
Ok, so this is one of the big names, one of the classics. It's a book that can be called both fantasy and SF without fuss. It's a trick, I believe, to get into the heart of those that back in '67 scoffed at fantasy, by having forgotten about Conan and the really recent sunset of sword and sorcery. It was a different world, back then, where a woman author could really flourish from unexpected directions.

That's it, back to Pern. Anne McCaffrey is a really clunky writer. Her prose is about as agile as a river raft. The 3rd person omniscent with jumping POV, which is like a monster out of the depths of time, doesn't really help, nor does the terrible hurry that merrily careens the tale off into telling-not-showing land every now and then. See, because the author is desperate to tell you ALL about her dragons, her Pern, her background, and about how stuff works, how the dragons do their own thing, about why people do what they do, but she is not in any way slowing down to wait for you. Accordingly, some characters come out as wooden plot-puppets, and antagonists are either cardboard or are really unexplained, when McCaffrey doesn't bother to tell you stuff. The latter is where it ends really badly. For example, some dialogues are really non-sequiturs and some conflicts are confusing at best. The main problem is: this writer doesn't do subtext. Whatever the story is about is either there on the page, or not there at all. Where there should be meaning, there's just a gaping hole.

This book is not about people, really. It's all about a really fast cavalcade through a planetary crisis and its strangely detached management, which is a de-facto committee made up of two young leaders and some very secondary characters.

The setup is interesting, to be euphemistic: the totality of Planet Pern's society is uniquely adapted to the fight against the incursions of a fungi-like interplanetary life form known as "Threads", except such a social structure is only really suited to the actual crisis, which lasts 40 years at each instance. The long preparation to the battle - which is usually 200 Pern years, but at at the time of the book is 400 - is a really boring interval where being a feudal, medieval dirt-digger sucks at any level, and the strain of decadence (such a survival-focused society is sabotaged by its own nature. It's incapable of mantaining any significant cultural and technical achievement) and the constant strife for something different ever threatens Pern. The heroes, of course, are trying to save the world from evolving naturally, since evolving means total extermination at this particular juncture in time, since the Threads are back and after 4 Pern-centuries everybody just forgot about them.

It's a wonder, really, how much this books shines even when it should go awry. For god's sake, the enemy here are fungi, Thread isn't even aggressive and has no mind of its own, it's just a natural occurence. The conflict should be against the humans failing to prepare for it, but in the end, they prove to be pushovers, and things are resolved so smoothly you'd like to scream. This short book SHOULD be a disaster, but with all its defects, it's still a classic, it's still a gem, and most importantly it's still a really GOOD novel.

Anne McCaffrey has written about 20 novels and many short stories to frame and then evolve her Pern. The first chapter, which is this book, has proved itself to be rather annoying and distasteful for me, but the rhytm and the fantastic imagery of this alien world where telepathic dragons fly is more than enough to make me like it when push comes to shove. In this moment of my life Pern is the sort of friend which is waaay younger than me, and has a lot of rough edges and is a bit of an unsecure show-off. I always give a lot of trust to young people, and I don't think Pern is gonna let me down in the future. 

Originarily published on Goodreads.

Commenti

Post popolari in questo blog

Le parole che continuo a dirti. E poi te ne dico altre.

La mia attività più stressante è scrivere. La mia attività più rilassante è scrivere. Quando sono sconvolto scrivo. Quando sono riposato, scrivo. Quando sto male scrivo e adoro scrivere quando sto bene. Scrivo qui, ogni giorno da oltre 600 giorni http://www.trackback.it talvolta mi rende felice, talvolta mi causa problemi. Uh, i lettori sono delle vere carogne :D. Scrivo qui da molto meno, ma è tutto mio http://www.webgamer.it e mi ha insegnato WordPress e fatto trovare un sacco di fonti che non conoscevo. Mi sta rendendo molto felice anche se il suo "successo" è ancora pari a zero. Quando voglio davvero staccare il cervello, e affondarmi nel mio nuovo hobby scrivo qui http://smarra.wordpress.com mi sta rendendo felice proprio perchè il successo è tutto gloriosamente interiore. Cristo, quanto cazzo scrivo. Ecco perchè, purtroppo, qui, in questo preciso posto, scrivo poco. Perchè i miei problemi e le mie gioie ora le esprimo molto spesso indirettamente, perchè ho davvero p...

Kawasaki Ninja 250r

Ok. Forse a qualcuno (quasi tutti) di voi questo potrebbe venire come una sorpresa, ma si dà il caso che io abbia deciso di usare i pochi soldi che guadagno in modo completamente e totalmente voluttuario e comprarmi una motocicletta . In realtà erano tre anni che cercavo una maniera di farlo, e alla fine ci sono ...circa... riuscito. Beh, al momento ho fatto un finanziamento assolutamente ridicolo, perchè non li avevo tutti subito, ma premetto che non costa poi tanto, è una motina piccola ma simpaticissima. E il finanziamento lo estinguo tra un anno appena me lo permette il contratto, figurati se gli metto in culo tutti gli interessi! Insomma, oggi sono andato a ritirarla. Il mio terrore era palpabile... L’unico mezzo a due ruote che conoscevo era il motorinchio dell’autoscuola, un preoccupante 125 con cambio meccanico, un aggeggio da facchino coreano, di quelli che riempiono completamente le strade del lontano oriente. Come vedete dal set di Flickr , il mio giocattolo a due ruote per...
Decisamente bella questa casa sostenibile costruita a Chicago. Mi chiedo, davvero dovremmo seguire queste linee-guida tecnologiche per il futuro? Agli esseri umani non manca certo l'ingegno. E' la lungimiranza che ci fa difetto, e questa carenza si incarna sia nel desiderio di consumare tutto finchè dura, ignorando i segnali negativi, sia in quella particolare forma di pessimismo che ci fa rintanare in casa, a borbottare e collezionare previsioni di apocalisse prossima ventura.